mercoledì 20 luglio 2005

La poesia non si mangia, per questo serve

Un nostro giovane amico, che colgo l’occasione per ringraziare, sta dedicando le proprie sere, come volontario, a volantinare in Piazza Maggiore e davanti all’Archiginnasio con gli inviti alla prossima kermesse della poesia bolognese, del 25 e 26 Luglio. E’ un ragazzo filippino intelligente e sagace. Ci ha raccontato un aneddoto curioso. Pare che un organizzatore di una serata dell’estate bolognese lo abbia invitato, con cortesia, a volantinare un poco più in la, altrimenti, ha detto, il pubblico accorso per assistere ad uno spettacolo, credendo si tratti di poesia, potrebbe “telare”. Cambiare meta. Non mettersi a sedere. E’ triste, forse un po’ buffo, ma temo che il racconto sia veritiero. La poesia attira così così. La poesia, si sa, non è qualcosa che si mangia. A scuola si legge poco e dopo nulla. Si scrive moltissima poesia, è vero, anche finita l’adolescenza, ma come fatto privato. Leggere ed ascoltare ciò che scrvono gli altri, i poeti “veri”, soprattutto i contemporanei sembra una perdita di tempo. Dopo la scuola, poi è buio completro. Il poeta è considerato una persona bizzarra e triste, oppure, ma non cambia molto, come una specie di “vate” che deve testimoniare le supreme verità. In realtà non è così.Il poeta è uno di noi., uno come tanti, solo riesce a scrivere di ciò che ogni giorno ci addolora o ci da’ speranza in modo migliore, coinvolgente, in qualche modo assoluto. Ma scrive di ciò che ci interessa, non di altro. Diceva Caproni: “ sospetto di una poesia dove non si parli mai di un bicchiere di latte o di una stringa per scarpe”. Cosa voleva dirci? Come già Montale che non bisogna frequentare la poesia come una religiuone ma come qualcosa che ci può arricchire ogni giornpo, perchè vive del nostro stesso quotidiano. Anche il viaggio infero di Dante ci sconvolge, commuove o anche solo intriga anche oggi, quando riporta personaggi che attraversano la sfera della realtà, dalle passioni al mistero, dall’amore alla politica, dalla vita alla morte. Allora se volete sfuggire il caldo, in queste sere, continuate a frequentare la bellissima estate culturale di Bologna.
Ma Lunedì 25 luglio, ed il giorno dopo, alle ore 18 o alla serata, alle 21, se siete diretti al cortile dell’Archiginnasio, al suo arioso cortile quadriporticato, non cambiate obiettivo. Fermatevi all’Archiginnasio e, fra musiche e attori, non disdegnate di ascoltare i nostri poeti. Il ragazzo filippino di cui sopra ed io, e tutti noi della “Casa dei pensieri” ve ne saremo molto grati.

DAVIDE FERRARI

"La Tribuna"
poi raccolto nel libro
"La Bologna che vogliamo"